Works

Chiamati alla veglia, trattennero il respiro

, 2016
Pinze e catene per paranchi, isolatori in ceramica, profilati e funi in acciaio
90 x 90 x 460 cm ciascuno

Jury Chechi agli anelli. Un’immagine che è entrata a far parte di un bagaglio comune, assorbito da tutti. Eppure ha qualcosa di straordinario. La sua compostezza è ineccepibile, appartiene ad un senso di misura perfetta. Concentrazione, controllo, eleganza, bellezza. L’uomo diventa un elemento esposto al vuoto e allo sguardo. Ritratto nell’immobilità più assoluta, pende.

Chiamati alla veglia, trattennero il respiro è stato il lavoro vincitore del concorso indetto nel 2015 dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento allo scopo di ricordare l’acceleratore ionico di particelle costruito nel 1985 e non più in uso. Gli elementi che lo costituivano se ne stavano in un laboratorio, fermi. Sono rimasto subito colpito dalle forme degli isolatori in ceramica. Li ho caricati in auto e portati in studio. Il lavoro si muove attorno a loro: li accorpa e li blocca all’interno di una struttura di profilati e di piatti d’acciaio imbullonati e saldati, agganciati a loro volta a catene e pinze e lasciati pendere dalle putrelle del porticato posto all’ingresso alla facoltà.
Si mostrano come due pendoli, due orecchini. Come lampadari, gioielli, masse, alveari, corpuscoli, ancore. Esseri dall’anatomia filiforme.
Raccontano una complessione, precisa, conscia di un peso, di una gravità.
Hanno la vocazione ad appropriarsi e nello stesso tempo a proteggere lo spazio.
Serafica coppia di numi tutelari, si lasciano guardare nell’atto di prendersi cura di teste e pensieri che, inconsapevoli, scorrono sotto i loro piedi.